La ricerca artistica e la produzione delle opere UTERES, vogliono definire lo spazio pittorico come luogo del vuoto, dell'assenza, come luogo della costante ricerca di qualcosa che è trascendente e che sembra essere qualcosa che fin dal principio ci sembra appartenere.

La ricerca attraverso la negazione dei principi rappresentativi e prospettici e di qualsiasi tentazione empirica della rappresentazione spaziale, vuole generare nell'osservatore la percezione e la parvenza di uno spazio non tanto tridimensionale ma trascendente.

I primi studi grafici e pittorici risalgono agli anni duemila e partivano dallo sviluppo dei temi legati agli Heiligen Gräber, il luogo della deposizione del corpo del Cristo morto. Il tema del corpo, della "soma" per i greci, della fisicità risulta essere il principio della negazione e dell'assenza della corporalità evocando lo spazio come assenza della figurazione.

Le tele vogliono essere il luogo dell'effimero, rappresentare il "momento seguente…", il ritardo nell'accadimento delle cose, la perdita dell'azione generativa.



Tempo e luogo

Claus Soraperra

L'identità ha un peso che mi ancora alla Heimat, alla terra d'origine e al tempo della storia. Luogo, tempo e identità si intrecciano profondamente, definendo chi sono e dove mi muovo. Ma questo intreccio, per quanto inevitabile, può diventare anche un limite, ostacolando quel movimento interiore che considero necessario; una ricerca trascendente dell'assoluto, che mi libera da ogni appartenenza terrena e temporale.

Quando creo, cerco di aprire uno spazio; che sia un quadro, un'installazione, o qualsiasi forma visiva, ciò che desidero è generare un luogo di riflessione, di ambiguità, di emozione. Uno spazio che possa rompere gli argini dell'identità e offrire libertà. Credo profondamente che l'artista possa rendere le persone libere, anche solo per un istante.

La narrazione contemporanea, spesso modellata da ideologie e sovrastrutture, ci restituisce un'immagine distorta del reale. Si tenta di riorganizzare il caos, ma nel farlo si finisce per allontanarsi dalla verità sensibile delle cose. In questo contesto, il quadro è democratico: vive nel vissuto di chi lo osserva, cambia forma con lo sguardo dell'altro.

Per me, l'assoluto non è una meta, ma uno spazio sospeso, che si apre tra lo sguardo e l'infinito. La visione, se è autentica, tende al silenzio interiore. È lì che tutto accade. È lì che il tempo e il luogo si colmano di senso. Li… davanti.

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