UTERE

Icona e antimateria

Io cerco fuori.

L'origine della mia creazione e l'esperienza pittorica che ne segue, sta nell'angoscia che la mia libertà sia apparente e che questo impedisca la mia stabilità mentale e psicofisica.

L'oggi ci dona l'inganno e la parvenza di fecondità e lungimiranza, di una vita dove l'eccesso di ego ci rende protagonisti del tutto. Il concetto di tempo non favorisce più la lettura della storia in termini esperienziali e qualsiasi tentativo di proiezione e programmazione degli eventi sembra essere superfluo. L'eccesso di tempo che nella contemporaneità è un dato diffuso, si risolve nella difficoltà di pensare e pianificare a causa della sovrabbondanza di avvenimenti che in tempo reale ci assalgono. Non c'è più spazio per agire, siamo pieni del nulla.

In questa situazione si sviluppa la mia anàlysis, frutto di una ricerca in termini spaziali e geometrici, dove la figurazione, non soggetta ad alcun rigore prospettico generale, costruita attraverso un geometrismo empirico ed estetico, diviene luogo mentale, assenza metafisica in funzione della creazione di una parvenza spaziale, permettendo la penetrazione nello spazio dell'opera dell'essenza soprannaturale.

E' questo il luogo non luogo, il visibile dell'invisibile, ove non esiste alcun riferimento oggettivo con la realtà. Lo spazio della mia superficie pittorica diviene il luogo dell'assenza del corpo martoriato, della materia, imponendo un lento smaterializzarsi dell'icona per consegnare alla modernità l'idea disillusa di un Dio disincarnato.

Accanto alle mie opere trovo le domande, cerco invano le risposte e continuo a essere vivo.

Il mio atteggiamento richiama il relativismo come negazione di qualsiasi verità assoluta, di qualsiasi risposta certa. Tutto è fluido e tutto in trasformazione e qualsiasi forma di scoperta determina la condensazione del presente implicando l'immobilità del pensiero umano.

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